Bimbo morto a Naturno, Ipes nel mirino 

L’udienza davanti al Gip. Il legale della famiglia del piccolo - che morì dissanguato - ha chiesto al giudice di fare alcune verifiche tecniche Si cercherà di capire quanto erano spessi i vetri e se l’Istituto per l’edilizia sociale avesse adottato tutti gli accorgimenti per evitare simili incidenti



Merano. per il tragico incidente avvenuto nel gennaio di due anni fa in un appartamento ipes di stava, frazione di naturno, la procura della repubblica di bolzano ha chiesto il non luogo a procedere e l’archiviazione del caso. la famiglia del ragazzino tunisino (yousef djedidi, di 12 anni) che perse la vita a seguito di una emorragia provocata da una porta a vetro andata in frantumi, ha però esercitato opposizione e ieri, con l’assistenza dell’avvocato antonio rovito di merano, ha chiesto al giudice delle indagini preliminare di ordinare un supplemento di indagine in quanto molti accertamenti tecnici non sarebbero stati svolti. come si ricorderà il ragazzino era finito contro una porta a vetri di vecchia generazione che separava le scale dell’appartamento ipes dal soggiorno.

La dinamica.

È molto probabile che il ragazzino, che aveva appeno finito di pranzare con la famiglia, sia inciampato scendendo le scale in tutta fretta per raggiungere il cortile esterno dopo aver trascorso la mattinata a scuola. A seguito dell’impatto, il vetro della porta andò in frantumi ed il piccolo rimase ferito gravemente all’addome. Morì durante il trasferimento in elicottero in ospedale. Secondo la Procura della Repubblica non vi sarebbero elementi sufficienti per ritenere in qualche maniera responsabile del dramma l’Ipes, l’istituto per l’edilizia sociale proprietario dell’immobile. L’avvocato della famiglia è di avviso diverso. Ieri in udienza il legale ha sostenuto che la porta a vetri in questione non sarebbe stata a norma in quanto datata.

Norme di sicurezza.

Quando alla famiglia del ragazzino venne assegnato l’appartamento nel 2010, l’Ipes - ha sottolineato l’avvocato - avrebbe dovuto intervenire nel rispetto di alcune misure di sicurezza che avrebbero potuto evitare la tragedia.

Il mancato intervento.

La porta in questione avrebbe potuto essere sostituita (in quanto dotata di un vetro assolutamente pericoloso perché poco resistente) ma avrebbe potuto anche molto più semplicemente essere messa in sicurezza con una pellicola da applicare sul vetro in maniera da trattenere gli eventuali cocci in frantumi, In realtà non fu fatto nulla . «Nel momento dell’assegnazione l’Ipes avrebbe dovuto verificare che quell’alloggio fosse sicuro per la famiglia» ha sottolineato ieri al giudice l’avvocato Rovito. Il legale ha anche lamentato l’assoluta carenza di verifiche tecniche adeguate nel corso dell’inchiesta da parte della Procura . «Per questo abbiamo fatto opposizione - ha puntualizzato ieri l’avvocato - io chiedo che si accerti il tipo di vetro che andò in frantumi, il suo spessore, il suo posizionamento rispetto al piano di calpestìo e l’anno di installazione». MA.BE.

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