Premio Godio a Hillebrand nel segno della Val d’Ultimo 

Il riconoscimento. Il ventinovenne vincitore, scelto dall’Accademia italiana della cucina, è originario della valle dove l’indimenticato cuoco creò il mito del ristorante Genziana 



Merano. Philipp Hillebrand dell’Eden’s Park di Villa Eden è il vincitore del Premio Godio 2019. Va a fare compagnia a una squadra illustre che annovera, fra gli altri, Norbert Niederkofler e Anna Matscher, Luis Haller, Alessandro Gilmozzi e Jörg Trafojer.

Ventinove anni, originario della Val d’Ultimo - proprio dove Godio creò il suo fantastico mondo del ristorante Genziana -, è cresciuto alla corte di Bobby Bräuer (2 stelle Michelin). Poi uno stage con Eckart Witzigmann e l’esperienza in diversi importanti alberghi altoatesini. Il riconoscimento gli è stato assegnato - prima delle restrizioni ora in vigore - dai rappresentanti dell’Accademia italiana della cucina, il responsabile territoriale Raoul Ragazzi e il delegato del circolo meranese Emanuele De Nobili. «Fa piacere osservare quanto un giovane chef, circondato da un’altrettanto giovane brigata, sappia valorizzare i prodotti del territorio nel solco tracciato dall’indimenticato Giancarlo Godio», spiega Ragazzi. «Un piatto su tutti? Il capretto con radice di cerfoglio e patate della Val d’Ultimo», dai cui allevamenti fra l’altro giungono spesso le carni per le sue pietanze.

Proprio la corrispondenza fra la cucina proposta e i richiami alla “filosofia” del grande chef è il criterio con cui l’Accademia - che si avvale della collaborazione di Helmuth Köcher - seleziona il vincitore. Una decina i cuochi in lizza quest’anno, testati nei mesi scorsi dalle “sentinelle” in incognito.

Sempre attuali le motivazioni - scritte qualche anno fa a quattro mani da Ragazzia assieme al grande Giorgio Grai - per rinnovare la memoria e lo spirito di Giancarlo Godio, “ un esempio di professionismo puro, di uomo corretto, appassionato del suo lavoro, e che ci ha lasciato un messaggio da trasmettere. Egli ha perseguito l’onestà del lavoro, che ha svolto in ambiente distaccato, lontano, difficile, ma puro. Disperso tra i monti non è andato a cercare notorietà, encomi, ma questi lo hanno raggiunto mentre tra i boschi raccoglieva i frutti perfetti della natura. Non ha decorato dei piatti, non ha seguito le mode, ma sono state le mode che hanno cercato lui, Lui che le ha create! Con nulla, con il pensiero, con le idee, Lui ha realizzato ciò che oggi molti cercano di copiare. Con quel sorriso e con lo sguardo vivace ci ha lasciato una filosofia della cucina, dell’ospitalità, della creatività, e che dobbiamo cogliere, ricordare, e cercare di trasmettere! Godio era “in capo al mondo”. Con il sorriso andavamo a cercarlo, e psicologicamente arricchiti lo lasciavamo, consapevoli di tornare nel fondovalle pieni di umanità, di gioia per la natura, e con il desiderio di ritornare!”.













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