il successo 

Un traino per la mobilità altoatesina

Merano. La ferrovia della val Venosta ieri ha tagliato il traguardo dei 15 anni di vita. Una seconda vita, per essere precisi, dopo la sua disattivazione il 2 giugno 1991 e le vigorose diatribe...


Sara Martinello


Merano. La ferrovia della val Venosta ieri ha tagliato il traguardo dei 15 anni di vita. Una seconda vita, per essere precisi, dopo la sua disattivazione il 2 giugno 1991 e le vigorose diatribe politiche che hanno costellato il decennio successivo. A cominciare dai costi ventilati dalla fine degli anni Novanta, oscillanti tra i 170 e i 200 miliardi di lire. Ma l’investimento della Provincia – che dopo quell’ultimo viaggio sui binari inaugurati nel 1906 subentrò a Ferrovie Italiane nella gestione del tracciato – ha permesso a due milioni di passeggeri l’anno di percorrere il tragitto fra Merano e Malles evitando la pericolosa statale venostana, troppo spesso teatro di dolorosi incidenti e altrettanto spesso intasata dal traffico. L’anniversario cade a poche settimane dal decennale della tragedia del 12 aprile 2010, quando nove passeggeri rimasero uccisi (28 i feriti) nello spaventoso evento che scosse tutta la penisola.

Il primo viaggio del nuovo treno della Venosta fu il 5 maggio 2005. Quindici anni prima, il 9 giugno 1990, l’ultimo di quasi un secolo: fin dal primo luglio del 1906, completate le opere di bonifica necessarie nella valle dell’Adige, la ferrovia aveva collegato la città sul Passirio con la parte più occidentale della provincia, fin su a Malles. Quasi in Svizzera. O in Austria, sebbene il progetto ottocentesco di un collegamento con Landeck, rinnovato dopo la Grande Guerra nei trattati di pace tra i due paesi, non sia mai stato realizzato. Fu con la fine del primo conflitto mondiale che le Ferrovie italiane assunsero la gestione della rete sudtirolese. Ma dopo ottant’anni la falce degli alleggerimenti transitò sulla Venosta, col risultato dell’eliminazione di questo “ramo secco” periferico nel 1991.

Successivamente la Provincia acquisì la linea ferroviaria. Si cominciò a ragionare sulla sua riattivazione, nonostante alcuni ancora preferissero la sostituzione con una linea di autobus. Servirono 15 anni perché l’allora presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder potesse stappare vittorioso una bottiglia di spumante con cui battezzare, lui e tutte le autorità della valle, il treno che da allora trasporta due milioni di persone ogni anno. Gli standard attuali furono dettati dalla inhouse della Provincia Sta (Strutture Trasporto Alto Adige spa), altresì la società che acquistò il materiale rotabile necessario al rinnovo della linea.

Così ieri l’assessore alla mobilità Daniel Alfreider: «Il grande successo della ferrovia della val Venosta era a malapena prevedibile a quel tempo. Oggi la ferrovia è diventata parte integrante della vita quotidiana della valle. Soprattutto gli studenti, i pendolari e i turisti viaggiano regolarmente in treno e rinunciano all’automobile». Come ricorda Alfreider, i vantaggi si sono presto assestati sul piano ambientale, su quello sociale e su quello economico. Il treno lo usano scolari e studenti, pendolari, villeggianti, pure i cicloturisti attratti dalle piste pianeggianti e soleggiate della Venosta e da una certa convenienza rispetto alle zone più solidamente turistiche dell’Alto Adige.

Il prossimo capitolo della storia della ferrovia della val Venosta si aprirà con la sua elettrificazione, che permettendo l’utilizzo di nuovi treni offrirà più spazio e più comfort dopo il completamento dei lavori. Dopo che il limite di capacità degli undici treni diesel, con circa un milione di chilometri percorsi, è stato da tempo raggiunto, nel dicembre 2014 la giunta provinciale ha deciso di elettrificare la linea. “Dopo il completamento dei lavori, probabilmente alla fine del 2022, viaggeranno lungo la valle treni in sei parti, proprio come nel resto della provincia. Questi offrono ai passeggeri più spazio e più comfort – fa sapere la Provincia attraverso un comunicato stampa –. Si potrà viaggiare direttamente da Malles a Bolzano e poi fino a Innsbruck, Lienz e Ala, senza cambiare treno e senza restrizioni tecniche”.













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