L'intervista

«Violenza sulle donne: 234 misure cautelari nel 2022, +50% in due anni»

In Alto Adige 33 femminicidi dal 1992. Il Procuratore capo Bisignano: «Il Codice rosso non protegge in linea di massima dai femminicidi; ma è efficace nella difesa delle vittime di maltrattamenti, atti persecutori, reati sessuali» 

SIGRID GROEBER  Massacrata con pugni e calci, in carcere Alexander Gruber
FREI MATZHOL Uccisa a coltellate a 21 anni dall'ex fidanzato
GIULIA CECCHETTIN La lotta contro il suo aggressore, l'ex fidanzato


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Contrariamente a quanto sostiene qualcuno, che non perde occasione per attaccarci, il personale è preparato: sia a livello di magistrati che di forze dell’ordine si seguono corsi di formazione ad hoc. E il fenomeno relativo a maltrattamenti in famiglia, stalking e violenze sessuali non viene assolutamente sottovalutato. Tanto che se nel 2020 sono state adottate 165 misure cautelari, nel 2021 sono state 190 e nel 2022 siamo arrivati a 234, ovvero circa un 50% in più in due anni. Ma dobbiamo essere realisti: se il Codice rosso, ovvero il procedimento con corsia preferenziale previsto per questi reati, tutela in maniera efficace le vittime di maltrattamenti, atti persecutori, reati sessuali, non può proteggere una donna dal femminicidio. È un tipo di reato per il quale non ci sono leggi, in nessuna parte del mondo, in grado di difenderla se incontra l’uomo sbagliato. Il femminicidio è un evento incontrollabile e, come tale, in linea di massima non prevenibile».

Axel Bisignano, Procuratore capo facente funzioni, interviene sulle polemiche che periodicamente scoppiano anche in Alto Adige sulla mancata applicazione del Codice rosso, sulla sottovalutazione delle denunce, sull’inadeguatezza delle norme. Il magistrato fornisce le cifre, le analizza, ma guarda anche con grande realismo al dramma dei femminicidi. Dal 1992, sono state in totale 33 le donne uccise in Alto Adige dall’uomo che diceva di amarle tantissimo. Le ultime: Sigrid Gröber, 39 anni, lasciata morire al freddo lo scorso febbraio a Merano, e Celine Frei Matzohl, 21 anni, massacrata, ad agosto, a coltellate dall’ex fidanzato a Silandro.

Dottor Bisignano, in Alto Adige si registra un aumento delle segnalazioni per i reati per i quali è previsto l’adozione del Codice rosso?

Per quanto riguarda i maltrattamenti in famiglia le cifre sono abbastanza stabili: 365 nel 2020, 371 nel 2021, 350 nel 2022. Per quanto riguarda lo stalking: 150 denunce nel 2021 e 178 nel 2022; abbiamo invece un sensibile incremento delle denunce legate a reati sessuali: da 72 del 2020 a 102 dello scorso anno: 25% in più. Quelle che sono aumentate però sono soprattutto le misure cautelari: da 165 a 234.

Ma quando arriva una denuncia da Codice rosso come si procede?

Con la massima rapidità e attenzione. Tutte le segnalazioni vengono iscritte lo stesso giorno; il fascicolo ha una copertina rossa, proprio per evidenziare anche visivamente la priorità rispetto a tutto il resto. La denuncia viene esaminata il giorno stesso e parte subito una direttiva per la polizia giudiziaria. Generalmente, in due settimane, abbiamo l’esito delle indagini e facciamo immediatamente richiesta di misura cautelare al giudice.

Tempo medio per ottenere una misura cautelare?

La legge prevede 50 giorni; da noi la media è di 40. Se non meno.

40 giorni sono comunque troppi; nel frattempo una donna può venire ammazzata.

Sono i tempi minimi per effettuare le verifiche. È chiaro che, se c’è subito un grave indizio di colpevolezza, si interviene immediatamente con una misura cautelare. E comunque la donna può essere sempre messa immediatamente in sicurezza all’interno delle strutture protette.

Prima misura che in genere viene adottata?

Divieto di avvicinamento alla vittima; poi arresti domiciliari e in ultimo custodia cautelare in carcere.

Ma se uno è determinato ad uccidere con il solo divieto di avvicinamento potrà comunque farlo.

Su questo non c’è dubbio.

L’unica vera tutela è disporre l’arresto.

Certamente. Ma quella è l’estrema ratio. Questo per ribadire che il Codice rosso non protegge, in linea di massima, dal femminicidio. È inutile illudere l’opinione pubblica.

Allora ha ragione chi dice che serve a poco.

Non è vero. Il Codice rosso protegge in maniera sistematica ed efficace le vittime di maltrattamenti, atti persecutori, reati sessuali. Perché le fattispecie previste hanno priorità, per quanto riguarda le indagini, rispetto agli atri reati.

Perché lei è così sicuro nel dire che il Codice rosso non “salva” dal femminicidio?

Parlo sulla base dei fatti. Per quanto riguarda i femminicidi avvenuti negli ultimi tre anni in Alto Adige, nessuna donna sarebbe stata salvata dal Codice rosso.

Partiamo dal femminicidio di Celine Frei Matzohl.

Era arrivata un’unica denuncia per un unico episodio e quindi non rientrava nelle fattispecie del Codice rosso: ci devono essere più episodi. Nel caso Gröber, la vittima aveva fatto alcune denunce che poi erano state ritirate. Il femminicidio in viale Trieste di Alexandra Elena Mocanui: la vittima aveva denunciato il compagno che era stato condannato, ma poi lei si era trasferita di nuovo a vivere con lui. Altro caso: il marito pachistano che a Versciaco ha ucciso la moglie: nessun allarme prima di quel giorno. Ma la vicenda che conferma la mia idea sull’inefficacia del Codice rosso è un’altra.

Quale?

L’omicidio di Barbara Rauch ad Appiano nel marzo del 2020. In quel caso il Codice rosso era stato applicato alla lettera. Lo stalker Lukas Oberhauser, era stato denunciato; la collega aveva disposto il divieto di avvicinamento, provvedimento che era stato violato. Quindi erano scattati gli arresti domiciliari. Gli avvocati ne avevano chiesto successivamente la revoca, allegando la consulenza psicologica che dimostrava che si stava sottoponendo ad un percorso di cura. Era stato quindi liberato. Per mesi non ha fatto nulla. Non c’era alcun motivo di allarme, fino a quel 9 marzo del 2020 quando ha preso un coltello, è salito in macchina ed è andato fino ad Appiano, dove ha assassinato Barbara Rauch.

Il braccialetto elettronico potrebbe salvare le vittime; a Trento stanno studiando una App.

Non sarei così sicuro. Con il braccialetto elettronico scatta l’allarme quando la persona si avvicina alla vittima. Adesso con la nuova legge viene applicato in tutti i casi in cui si disponga il divieto di avvicinamento. Se il soggetto si rifiuta, si aggrava la misura cautelare e scattano ad esempio gli arresti domiciliari o il divieto di dimora. Però mi risulta che ci siano problemi di funzionamento del braccialetto elettronico. Ma al di là di questo, perché lo si applichi, serve che ci sia una denuncia, bisogna fare delle verifiche; ci sono - come ho detto - delle tempistiche da rispettare. A meno che non si dica - e non escludo che si possa arrivare anche a questo - che basta la denuncia della donna per far scattare le misure cautelari.

In Procura quanti magistrati si occupano di questi reati?

Fino a qualche mese fa, eravamo in dieci, di cui cinque si occupavano di reati da Codice rosso; siamo rimasti in cinque, di questi quattro oggi sono dedicati quasi a tempo pieno a queste fattispecie. Non c’è quasi più tempo per occuparsi di altro.













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