WELFARE

La Germania litiga sul Bürgergeld


Jeanne Perego


Lo scorso anno il governo di Olaf Scholz ha introdotto una riforma del welfare per sostituire il vecchio sistema noto come Hartz IV. Con l’ammiccante nome “Bürgergeld”,letteralmente denaro del cittadino, il nuovo sistema di sussidi sociali ha alleggerito le sanzioni imposte per chi non si dà da fare per trovarsi un’occupazione, e ha aumentato gli stessi sussidi del 12%. Secondo il governo il nuovo sistema avrebbe formato le persone in modo che potessero poi assicurarsi una buona posizione lavorativa, invece di costringerle solo a modesti lavori poco remunerativi.

Da gennaio, tra l’altro, il Bürgergeld aumenterà di un altro 12%, portando il pagamento mensile base a 563 euro. Può non sembrare una gran cifra, ma va tenuto conto che in questi casi lo Stato paga anche l'affitto e le bollette del riscaldamento. In pratica una persona sola arriva a percepire fino a circa 1.200 euro mensili, non molto meno del salario minimo post-tasse di 1.400 euro. Secondo l’Istituto di Kiel per l'economia mondiale (IfW) il divario retributivo tra il non lavorare affatto e lo sgobbare per il salario minimo è, di fatto, di poco più di 2 euro all’ora. «L’aumento dell'aliquota del Bürgergeld, insieme alla minore pressione ad accettare un lavoro, farà sì che in molti casi gli incentivi al lavoro siano troppo bassi per motivare a rinunciare al sostegno sociale o a mantenere il proprio posto di lavoro», ha sottolineato lo stesso istituto.

Questi timori in ottobre sono stati confermati da una ricerca condotta dall'Associazione nazionale delle imprese di pulizie, secondo cui due terzi dei suoi membri si sono già trovati di fronte a dipendenti che si sono licenziati perché preferivano ricevere “il denaro del cittadino”. La Bild ha colto la palla al balzo per strillare: «Il livello lavorativo base registra un massiccio aumento di dimissioni!», mentre la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha affermato che: “Il Bürgergeld è meglio del lavoro”. Come se non bastasse, all'inizio del mese è arrivata la notizia che l'intero budget del Bürgergeld per il 2023, pari a 23 miliardi di euro, era già stato speso, inducendo il Ministero del Lavoro a mendicare al Ministero del Tesoro 2 miliardi di euro in più per arrivare alla fine dell'anno. Va da sé che tutto questo ha fatto partire all’attacco i conservatori della CDU che sono all’opposizione.

«Se non volete lavorare, non siete obbligati a farlo, ma non dovreste aspettarvi che lo Stato vi mantenga», ha tuonato il segretario del partito Carsten Linnemann, dichiarando che il suo partito avrebbe abolito il Bürgergeld in caso di vittoria alle prossime elezioni. Non bastasse, c’è anche la delicatissima questione degli ucraini arrivati in Germania in fuga dalla guerra. Come atto di solidarietà lo scorso anno il governo Scholz ha deciso che avrebbero ricevuto il Bürgergeld anziché i più modesti pagamenti che ricevono i rifugiati siriani, afghani e simili. Allo stesso tempo, non è stata esercitata alcuna pressione su di loro affinché trovassero un lavoro. Sedici mesi dopo, meno del 20% degli ucraini ha trovato un lavoro. E con oltre un milione di ucraini sul suolo tedesco i costi sono enormi: circa mezzo miliardo di euro al mese.

E la situazione peggiora se si confronta con quelle di Paesi vicini, come l’Olanda e la Polonia, dove circa il 70% dei rifugiati ucraini ha un lavoro. Ma la situazione, sebbene apparentemente eclatante, è in realtà più complicata. L’ Istituto per la ricerca sul mercato del lavoro e l'occupazione (IAB) sostiene che il vero motivo per cui così pochi ucraini lavorano è che la Germania vuole inserirli in professioni altamente qualificate per le quali sono già formati. Ciò significa mesi di corsi intensivi di lingua e di formazione pratica per assicurarsi che siano pronti per il mercato del lavoro.

I risultati si vedranno più avanti, ma ne varrà la pena, sostiene lo IAB. A contrastare la posizione dei conservatori della CDU c’è anche l’economista di sinistra Marcel Fratzscher: «Per la stragrande maggioranza delle persone, il lavoro è importante. Non lavorano solo per avere un sostentamento economico decente, ma anche perché il lavoro è un elemento significativo di una vita appagante». In pratica: è troppo presto per dire quanto il Bürgergeld abbia fatto bene (o male). Piuttosto vale la pena chiedersi se ha senso investire tanto tempo e tanti sforzi per formare i rifugiati ucraini quando è quasi certo che, a differenza dei migranti provenienti da altre parti del mondo, la maggior parte di loro tornerà a casa una volta finita la guerra. Ma come in molti settori in Germania c’è sempre il rischio che la ricerca della perfezione diventi nemico del bene.

Intanto il ministro del Lavoro Hubertus Heil ha annunciato un "turbo occupazionale" per gli ucraini, che saranno stati spinti a sostenere colloqui nei centri per l'impiego ogni 6 settimane. Un politico locale dell’SPD (il partito di Scholz) frustrato ha detto: «Abbiamo reso loro le cose troppo facili». Va oltre il leader della CDU in Nord Reno-Westfalia, Hendrik Wüst, che non lascia dubbi sulla questione: "se il sistema non funziona, bisogna cambiarlo".

 













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