“Lana meets Jazz” fa tappa al Laurin 

Bolzano. Lo swing leggero di Jean-Cristophe Cholet e Matthieu Michel Assieme ai 2 leader sul palco anche Didier Ithursarry e Quentin Cholet


Giuseppe Segala


Bolzano. Il dato fondamentale che risalta in questa ottava edizione di Lana Meets Jazz, giunta ad imboccare i tre giorni finali della propria programmazione, è la costante presenza di un pubblico numeroso ed eterogeneo, frutto dell’ottimo lavoro svolto dai direttori artistici Helga Plankensteiner e Michael Lösch, sia a livello promozionale che didattico. Una folta platea gremiva la sala della Raiffeisen martedì 30 aprile, in occasione dell’atteso concerto del trio scandinavo Rymden, con Bugge Wesseltoft al pianoforte e tastiere. Un concerto generoso, che ha incontrato il favore degli ascoltatori, il cui solo difetto era nella grande quantità di direzioni imboccate, non sempre coerenti in un disegno generale. Dopo pochi mesi di lavoro insieme, i tre sperimentano ancora dosaggi e ingredienti della propria musica e giungeranno senza dubbio a una propria definizione.

Grande coesione e coerenza, pur nella quantità di ingredienti, ha dimostrato invece l’ensemble Odwalla di Massimo Barbiero, che nella sua esperienza ormai quasi ventennale riesce a conciliare la forza espressiva di sette strumenti a percussione, del canto e della danza, viaggiando con fluidità tra coinvolgimento emozionale e raffinatezza compositiva, tra poliritmia africana e architetture contemporanee, tra scrittura e improvvisazione. Anche l’ensemble piemontese ha attirato un pubblico numeroso, il primo maggio nella piazza del municipio di Lana, mentre nella stessa mattinata il confronto tra quattro chitarre in due differenti gruppi ha deliziato la platea, passando dallo stile francese gitano di Almamanouche al mainstream moderno ricco di digressioni e virtuosismi di un’accoppiata riuscita, molto diversa per approccio, colori e temperamento, come quella dello svedese Ulf Wakenius e del germanico Paulo Morello.

Dopo la vocal night di ieri sera, che riuniva allo Schwarzschmied Hotel ben undici cantanti altoatesine accompagnate da un quartetto con Michele Giro al pianoforte e Fiorenzo Zeni ai sax, oggi, 3 maggio, la musica del festival si sposta a Bolzano per la consueta serata al Laurin Bar, alle 21,30. In scena una formazione franco-svizzera, con Matthieu Michel alla tromba, Jean-Christophe Cholet al pianoforte, Didier Ithursarry alla fisarmonica e Quentin Cholet alla batteria. I due leader si sono conosciuti nella Vienna Art Orchestra di Mathias Rüegg e sviluppano ora quel filone stilistico che da sempre caratterizza il jazz di provenienza francese, fatto di swing leggero e di inflessioni ricche di sfumature espressive, di impasti timbrici raffinati e di virtuosismo ben dosato. La penultima giornata del festival, domani sabato 4 maggio, inizia fin dal mattino con il Saint German Swing Quartet, in scena alle 10 presso la Gasthaus Reichalter. Marco Putinato al sax, Davide Veronese alla tromba, Beppe Pilotto al contrabbasso e Andrea Boschetti alla chitarra attingono ancora in parte allo swing di marca francese, mescolando Django Reinhardt e Duke Ellington. Alle 17, presso Pfefferlechner, torna in regione una delle band italiane più apprezzate del jazz tradizionale, che attinge alle origini, da New Orleans a Kansas City e Harlem. Si tratta dei Jambalaya Six, guidati dal clarinettista e sassofonista Vittorio Castelli.

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