«La collaborazione tra Italia e Germania decisiva per la Ue»

Il presidente Pan all’incontro all’ambasciata tedesca a Roma Lo spunto? La piattaforma del Business Forum di Bolzano


di Maurizio Dallago


BOLZANO. Dal Business Forum di Bolzano lo spunto per un incontro presso l’ambasciata tedesca a Roma. C’era anche il presidente di Assoimprenditori Alto Adige, Stefan Pan. Ed allora la crisi dell’Europa, può essere superata anche con la collaborazione sempre più stretta tra imprese di Italia e Germania, dove le due realtà sono rispettivamente al secondo ed al primo posto Ue per quanto riguarda la produzione manifatturiera.

«Unire le forze e individuare una strategia comune diventa sempre più indispensabile per affrontare le prossime sfide. È in gioco il futuro dell’Europa. Sarebbe folle sacrificare oltre settant’anni di pace che hanno permesso di fare di questo continente l’area economica più forte e quella con le migliori prestazioni sociali a livello mondiale sull’altare di interessi individuali di singoli Stati», spiega Pan. Ed ancora: «L’Unione europea ha contribuito a rafforzare gli scambi commerciali tra i diversi Paesi, a farci diventare una società più aperta, a portare avanti lo sviluppo scientifico e tecnologico che migliora in maniera decisa la nostra qualità della vita. L’obiettivo comune è, quindi, questo: l’Europa rappresenta pace e benessere. Dare il nostro contributo fungendo da piattaforma di incontro tra il mondo di lingua italiana e quello di lingua tedesca non è solo un privilegio, ma anche un dovere».

L’analisi congiunta di Luca Paolazzi, direttore del Centro studi Confindustria, e di Michael Hüther, direttore del Cologne Institute for Economic Research, presentata nell’incontro presso l’ambasciata germanica a Roma, offre un paragone tra i due sistemi manifatturieri, indicandone le sfide future.

Entrambi i Paesi, nel periodo 1995-2015, hanno alle spalle una crescita annua tra le più basse delle economie avanzate (1,3% la Germania, 0,5 per cento l’Italia): poi però le divergenze sono notevoli. Dal 2005-2006, con la Germania che ha accelerato grazie alle riforme, si è verificata una divaricazione nel reddito pro capite di circa 12 mila dollari. Ma anche la manifattura ha vissuto dinamiche diverse: la crisi in Germania ha lasciato la quota in percentuale del Pil intorno al 22% mentre quella italiana è scesa da oltre il 20% a circa il 16 per cento. Paolazzi e Hüther, che con l’incontro romano hanno cementato la collaborazione tra Centro studi Confindustria e Cologne Institute iniziata lo scorso ottobre con il Forum Confindustria-Bdi di Bolzano, mettono in risalto differenze e similitudini delle due realtà industriali. Diversa la struttura dimensionale delle imprese - in Germania mediamente più grandi - allo stesso modo della partecipazione alle catene globali del valore e la struttura dei servizi (in Germania più sinergica con le merci industriali).

«Come possono contribuire Italia e Germania per rafforzare la crescita economica e quindi la stabilità dell’intera Ue? In che modo le due economie possono completarsi a vicenda? Le risposte a queste domande vanno tutte in una direzione: solo con un’Europa più unita e più forte saremo in grado di affrontare le sfide future, le soluzioni individuali sono tutte destinate a fallire», chiude Stefan Pan.













Altre notizie

Attualità