Lo speck vende bene Ma la crisi penalizza ancora quello “doc”

In Alto Adige solo il 40% della produzione è “protetta” I consumatori si orientano sulle offerte più convenienti


di Davide Pasquali


BOLZANO. Nonostante l’investimento per “entrare” nell’Igp si stima costi ad un’azienda soltanto il 5% in più rispetto all’investimento totale per avviare una semplice produzione senza marchio di qualità, in Alto Adige ancora il 60% dello speck prodotto è normale, ossia non Igp. Un dato piuttosto singolare, non fosse che c’è la crisi la quale, soprattutto in Italia, mercato principe delle baffe altoatesine, fa sì scegliere ai consumatori lo speck, magari o soprattutto altoatesino, ma per lo più quello più conveniente. E l’Igp costa di più. È questo l’unico vero problema delle baffe altoatesine, che per il resto sul mercato tirano, eccome. Tirerebbero anche in Russia, non fosse per l’embargo deciso da Putin. Per il momento si riesce ancora ad esportare, ma non è detto si riesca a continuare nei prossimi mesi. Sarebbe un peccato, perché il mercato russo è in grado di assorbire dalle 30 alle 40 mila baffe l’anno.

Intanto, il consorzio di tutela dello speck altoatesino avvia sinergie con gli altri prodotti tipici altoatesini, dalle mele alla birra artigianale e, soprattutto, si è dotato di un sofisticato software per gestire il cuore, l’anima dell’Igp, ossia i controlli qualità: eliminato il cartaceo e dirottato tutto via web, si è stimato che ai produttori si siano risparmiate due ore di lavoro al giorno.

Nei mesi scorsi sono sensibilmente aumentate sia la produzione che la quota di mercato dello Speck Alto Adige Igp. Lo stesso Consorzio è cresciuto di un produttore, ovvero la ditta Raich Speck di Scena, che da quest’anno è autorizzata a produrre con l’indicazione geografica protetta. Il Consorzio ha chiuso il primo semestre del 2014 con un bilancio decisamente positivo. Nei primi sei mesi di quest’anno la produzione ha visto un incremento del sette per cento rispetto allo stesso periodo del 2013. Anche il numero delle baffe prodotte con il marchio Igp è aumentato, raggiungendo quota 1,2 milioni con un ragguardevole 10 per cento in più rispetto all’anno scorso. In crescita anche la quota di speck Igp all’interno della produzione totale: nel primo semestre 2014, infatti, lo speck con la denominazione di origine europea ha rappresentato il 41 per cento dell’intera produzione, con un aumento del 4 per cento rispetto alla quota del 2013.

Per salvaguardare il sapore unico, l’aspetto caratteristico e la qualità dello speck, nel corso dell’anno i produttori aderenti al Consorzio vengono sottoposti a controlli regolari da parte di esperti indipendenti. A fine giugno ammontavano a 675 le ispezioni effettuate, durante le quali si è provveduto a controllare circa un quarto della produzione di speck Igp. Le visite di controllo presso i produttori puntano a verificare l’effettivo rispetto dei rigidi criteri di qualità previsti in tutte le fasi di lavorazione. Nello stesso arco di tempo sono stati anche effettuati circa 700 controlli in altrettanti punti vendita sparsi sull’intero territorio italiano. Tra i compiti principali del Consorzio figurano infatti la salvaguardia della qualità nonché la tutela e la valorizzazione del marchio. Nei prossimi anni sono già previste diverse iniziative tese ad accrescere prestigio e notorietà del marchio, tra cui la campagna europea triennale insieme alla Mela Alto Adige Igp e al Formaggio Stelvio Dop, degustazioni a livello nazionale e internazionale con i cosiddetti ambasciatori del gusto e giochi a premi online.













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