L'intervista

Culle vuote: -1,2% in Alto Adige. «Più sostegni e servizi a chi fa figli»

Mirko Campo, padre di 4 figli e coordinatore, con la moglie Silvia Lombardi, dell’Associazione famiglie numerose: «All’origine della scelta c’è la volontà di investire tempo nell’educazione e crescita dei bambini, la vera risorsa del futuro»

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Antonella Mattioli


BOLZANO. «Costruire una famiglia e fare figli - quindi contribuire all'aumento della natalità - è una questione culturale, non solo economica. Le famiglie numerose, e non solo quelle, vanno sostenute di più. Oltre che con sussidi anche con servizi, per non dover ricorrere sempre più all'aiuto dei nonni. Che non sempre ci sono o possono essere disponibili. E per evitare che siano le donne a dover rinunciare al lavoro e alla carriera». Mirko Campo - segretario comunale a Salorno, residente a Laives - parla con cognizione di causa, visto che ha quattro figli di 15, 12 e 8 anni (gli ultimi due sono gemelli).

Assieme alla moglie Silvia Lombardi, insegnante, è il coordinatore provinciale dell'Associazione nazionale famiglie numerose. Al sodalizio altoatesino sono associate un centinaio di famiglie con tre figli e più. Eccezioni in un Paese dove le culle sono sempre più vuote.

La "glaciazione demografica"- in base allo studio pubblicato dalla Fondazione Nord Est sulla denatalità - porterà da qui al 2040 ad un calo della popolazione dell'1,2% in Alto Adige; 3,8% in Trentino; addirittura dell'8,5% a livello nazionale. Significa che la provincia di Bolzano - nell'arco dei prossimi 17 anni - avrà 6.291 abitanti in meno. Tradotto visivamente vorrebbe dire - spiega lo studio - svuotare centri come Silandro o Naturno o la Valle Aurina; oppure l'insieme di Selva Gardena, Corvara, Fortezza e Glorenza.

Ma la situazione in Alto Adige è davvero così idilliaca per chi ha figli come è apparso dall'articolo pubblicato sul "The New York Times" che ha raccontato la giornata di una coppia bolzanina con sei figli?

Lo scopo del reportage, in primis, era quello di mettere in evidenza soprattutto l'impegno, l'energia e la volontà delle famiglie numerose di investire tempo (tanto) nell'educazione e nella crescita dei figli. Ciò nella convinzione che siano la vera risorsa del futuro. Facendo fronte ai limiti che la nostra società, rispetto all'avere una famiglia "larga", pone. In generale comunque le famiglie numerose che conosciamo e sono nostre associate, sono un esempio di organizzazione ed efficienza. Oltre che di buona educazione.

I sostegni economici però in Alto Adige fanno la differenza.

Il successo di queste famiglie, lo ripeto, deriva innanzitutto dall'impegno e dalle capacità di proiettarsi oltre gli ostacoli. Certo, non è tutto semplice e negli anni passati la nostra Provincia aveva effettivamente avuto un interesse maggiore per le famiglie (non sempre per quelle numerose) che però adesso si è affievolito o forse è stato raggiunto da altre realtà. Diciamo che la situazione economica e l'Autonomia fanno la differenza, però c'è molto da fare.

Quindi anche qui non è tutto rose e fiori?

Nulla nella nostra società mi risulta essere rose e fiori. La Provincia di Bolzano non è ancora, a nostro avviso, un modello da esportare (se il confronto è con i paesi del Nord Europa) ma lo potrebbe diventare. Certo, serve un lavoro coordinato (da parte del nuovo assessorato provinciale alla famiglia) che si ponga come obiettivo quello di implementare un modello di promozione della famiglia con risorse nuove, per favorire il passaggio da una cultura ancora troppo economico-assistenziale.

In concreto cosa serve?

Bisogna innanzitutto analizzare le diverse situazioni: famiglie con un figlio, famiglie numerose, situazioni nelle città e piccoli centri, famiglie nel contesto rurale. Poi vanno programmate nel quinquennio le misure da intraprendere: la più coraggiosa sarebbe quella di fare da apripista alla modifica del quoziente Isee che penalizza le famiglie con più figli. È tecnicamente complesso, in quanto è una misura nazionale, ma si potrebbero legare i sussidi provinciali ad un indicatore modificato. Farebbe da modello per tutta Italia. E poi bisogna dialogare con le famiglie. Ci vuole molto impegno, noi siamo qui anche per migliorare e non fermarci ad un dibattito che vuole vedere tutto rosa o tutto nero. Ci vogliamo impegnare, tra le altre cose, ad aprire ponti anche con l'Associazione per le famiglie numerose che si rivolge al mondo tedesco e spero che a breve ci incontreremo.













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