Montagna

Il Cai altoatesino cresce e punta a settemila soci: «Sono le sentinelle dell’alta quota»

Sabato 6 aprile si è svolta l’assemblea annuale della sezione dell’Alto Adige. Il presidente Zanella: «Niente integralismi, ma basta eccessi». Le critiche ai rifugisti privati: «Preferirebbero non ci fossero controlli, ma continueremo a vigilare. Stop ai nuovi impianti»

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Davide Pasquali


BOLZANO. Il Cai Alto Adige è proiettato verso i settemila soci, un numero che si spera di raggiungere nel corso del 2024, visti i lusinghieri dati dell'anno scorso.

Un auspicio più che concreto, che poggia sull'unanime riconoscimento dell'instancabile attività di moltissimi volontari, impegnati nelle più svariate attività istituzionali, ma anche e forse soprattutto, specie negli ultimi anni dell'attuale gestione Zanella, nell'impegno a difesa, a spada tratta, dell'ambiente montano. Senza integralismi, ma con un obiettivo preciso: tenere alta l'attenzione e segnalare all'opinione pubblica tutto ciò che accade in quota, per arginare gli eccessi dietro cui si celano troppo spesso «i soli interessi delle potenti lobby economiche». Lo si è ribadito nella mattinata di sabato, nel corso dell'assemblea annuale dei delegati della sezione altoatesina del Club alpino italiano, organizzata nel quartier generale della Salewa.

Saluti e minuto di silenzio
L'usuale assemblea primaverile è iniziata, ieri, con il ricordo di chi non c'è più, in particolare la storica e compianta socia del Cai Bolzano Laura Ghirardini, tragicamente scomparsa a seguito di un incidente accaduto durante una gita di scialpinismo, in ricordo della quale si è celebrato un minuto di silenzio. Dopo i saluti di rito, in particolare da parte della presidenza nazionale del Cai, del vicepresidente della giunta provinciale Marco Galateo, delle Truppe alpine, dell'Ana, del soccorso alpino della Finanza e della consigliera provinciale dei Verdi Madeleine Rohrer in rappresentanza delle associazioni protezionistiche, è intervenuto l'assessore provinciale Christian Bianchi, il quale ha annunciato l'avvio di un progetto condiviso dalle associazioni alpinistiche provinciali, che da troppi anni giaceva nei cassetti provinciali: in tutti i rifugi di Cai, Avs e Provincia, verranno affissi dei cartelli esplicativi, con grafica omogenea, per illustrare la storia e le peculiarità di ciascuna capanna alpina, allo scopo di rendere più consapevoli escursionisti e turisti nei confronti di un patrimonio più unico che raro, da conoscere e rispettare.

Ambiente in primo piano
Presidente dell'assemblea, è stato nominato il senatore Gigi Spagnolli, socio di lungo corso, il quale ha tenuto a rimarcare il ruolo dell'associazione nella tutela dell'ambiente. «L'ente pubblico - ha spiegato - non è in grado, da solo, di tenere d'occhio l'intero e assai esteso territorio montuoso altoatesino. In questo senso, il ruolo del Cai è fondamentale». Insomma, i soci come sentinelle del territorio, per segnalare le criticità all'ente pubblico, che potrà così intervenire.

Lontani dall'integralismo
Un concetto ribadito con estrema chiarezza anche dal presidente altoatesino del Cai Carlo Alberto Zanella, nella sua relazione annuale: «In tema di ambiente, una delle priorità del Cai, abbiamo continuato la nostra collaborazione con l'Avs e con le associazioni ambientaliste. Siamo stati invitati spesso a convegni, tavole rotonde, manifestazioni anche fuori provincia, nelle quali ci siamo sempre distinti per coerenza e diplomazia, senza cadere nell'integralismo. Su questo argomento ringrazio ancora la nostra commissione Tutela ambiente montano, nella figura del presidente Ivano Rodighiero e di tutti i validi collaboratori per la gran mole di lavoro svolto e per la collaborazione con le associazioni ambientaliste». Ci si augura vivamente, ha tenuto a rimarcare, «che anche la Provincia mantenga un profilo ambientalista e non ceda alle lusinghe di varie lobby economiche».

La querelle con i rifugisti privati
Zanella, a latere del suo intervento, ha in particolare stigmatizzato una recente presa di posizione dei rifugisti privati dell'Hgv, i quali hanno sostanzialmente chiesto alla giunta provinciale di revocare alle associazioni alpinistiche l'incarico di sovraintendere ai progetti di nuove opere in quota. «Evidentemente - così Zanella - la sola idea che ci sia un controllo non piace. Noi invece chiediamo che i controlli proseguano, anzi, che vengano estesi a livello generale. Fra il resto, come associazioni alpinistiche troviamo assurdo che i rifugi privati da una parte e i rifugi di Cai, Avs e Provincia dall'altra, vengano gestiti da due assessorati diversi. C'è anche un problema di contributi, a pesare, ma ormai lo sappiamo: è la lobby degli albergatori che comanda».

Al Cai fa specie soprattutto questo: «Noi non facciamo concorrenza ai privati. Come dice il nome stesso, nel rifugio ci si rifugia in caso di bisogno, si dà qualcosa da mangiare, giustamente, perché anche i gestori devono guadagnarci. Ma gli affitti che chiediamo non sono un capestro e tutto ciò che incassiamo viene investito nel ripristino delle strutture. Non riusciamo a capire come possano, i privati, fare certi investimenti, per realizzare certe strutture. Noi facciamo fatica, loro si sono votati al lusso, alla mezza pensione. Ormai non hanno più molto a che fare con i rifugi».

Stop anche a nuovi impianti
Anche agli impianti, sarebbe il caso di dare una stoppata, dice. «E invece, saltano fuori sempre nuovi progetti, come l'ex skilift Franzin a Carezza, un nuovo impianto che raggiungerà quasi il rifugio Paolina. Si parte dal piccolo e poi si finisce sempre in grande. Come per le Olimpiadi. Si potrebbero fare varianti leggere, si preferiscono sempre quelle pesanti, costose, dove si guadagna di più».













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