oggi al centro per la cultura 

L’attualità di Gandhi, 70 anni dopo 

Diritti umani: prima confronto fra tre studiosi, a seguire il film



MERANO. A due settimane dal settantesimo anniversario dalla morte del Mahatma Gandhi (al quale per altro è intitolato in città l’istituto che raccoglie licei e Itc italiani), viene da chiedersi se il suo pensiero sia ancora visto come attuale. Ne parleranno oggi alle 18, nella sala conferenze del Centro per la cultura (via Cavour 1), Giuliano Pontara, professore emerito all’Università di Stoccolma e uno dei massimi studiosi di Gandhi in Europa, il bramino indiano Prakash Ramachandran e il presidente del Forum trentino per la pace, Massimiliano Pilati, che farà da moderatore. È il primo di un ciclo di incontri organizzato da Human Rights International per celebrare i 70 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, firmata il 10 dicembre 1948. Seguirà la proiezione di “Una forza più potente”, film di Steve York che racconta l’impatto che la vicenda di Gandhi ha avuto nella storia del Novecento, alle 20.30. Era il 30 gennaio del 1948: l’unico uomo che fino ad oggi sia riuscito a vincere una guerra attraverso la più pura dottrina della nonviolenza aveva da poco concluso uno dei suoi noti digiuni. Ai ministri che andavano al suo capezzale aveva detto: «Cesserò il digiuno quando vedrò realizzata la riconciliazione di tutte le comunità, senza alcuna pressione esterna ma grazie a un risveglio del senso del dovere». Nel giorno fatale, il Mahatma si stava recando alla consueta preghiera serale. Improvvisamente gli si parò davanti un uomo, Nathuram Godse - un fondamentalista indù -, che lo uccise con tre colpi di pistola. Gandhi cadde a terra mormorando il nome di Dio, “Hé Ràma”. Gandhi passò dalla realtà al mito. Ma la nonviolenza non riuscì a imporsi come una forza capace di armonizzare il mondo, nonostante la forza della sua dottrina del “satyagraha" (la forza della verità): «La violenza e non la spada è il simbolo della razza umana».













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