I dati

Carovita, a Bolzano la crescita dei consumi è più bassa rispetto al resto d’Italia

Secondo Astat nel 2023 l’aumento in provincia è stato solo dello 0,7% contro una media nazionale pari all’1,2%. Anche il Pil, seppur trainato dall’export, ha fatto registrare un più 0,3% a fronte del più 0,9% statale

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Maurizio Dallago


BOLZANO. Che non tutto fili liscio nei meccanismi socio-economici in questa provincia trova un'ulteriore conferma anche nella spesa per consumi delle famiglie altoatesine. Nel 2023 la variazione sull'anno precedente è stata solo dello 0,7 per cento, inferiore alla media nazionale che è stata pari all'1,2%.

E questi dati - resi pubblici adesso dall'Astat (Istituto provinciale di statistica) - dicono anche un' altra cosa, tra le altre. Sempre lo scorso anno la crescita del Pil, rispetto al 2022, è stata soltanto dello 0,3 per cento. Anche qui, inferiore a quella nazionale, pari ad un più 0,9 per cento. Insomma, sembrerebbe che qualcosa si sia inceppato in una terra dove il carovita regna sovrano. E per fortuna che, riguardo al Pil ci sono stati i livelli record dell'export altoatesino, grazie soprattutto alle imprese manifatturiere, che hanno mitigato questi dati.

Anche in Alto Adige nel 2023 si è registrata poi, soprattutto a partire dall'estate, una graduale contrazione dell'inflazione, che rimane tuttavia ancora abbastanza elevata. «Il perdurare dell'incremento dei prezzi, che sta erodendo il potere d'acquisto delle famiglie dalla fine del periodo-Covid, ridimensiona anche il nuovo record delle esportazioni, sulla soglia dei sette miliardi di euro», spiega infatti l'Astat. Tuttavia, il commercio estero si dimostra solido, considerando anche la variazione positiva dell'export verso il mercato principale della Germania, che nel 2023 ha visto invece una contrazione in quest'area, con la locomotiva tedesca che aveva tirato il freno.

«Bisogna che ci sia consapevolezza dell'importanza dell'industria nella crescita del Pil», sottolinea Stefan Pan, imprenditore altoatesino e delegato del presidente di Confindustria per l'Europa. Per il 2024 si stima un'ulteriore diminuzione dell'inflazione in Alto Adige, che dipende comunque dall'evoluzione dello scenario internazionale. L'incremento del Pil (prodotto interno lordo) stimato dall'Astat per il 2024 in Alto Adige è pari allo 0,5% a fronte di un più 0,7 per cento in Italia. Nel 2023 si stima che l'Alto Adige registri una crescita della spesa per i consumi delle famiglie inferiore alla media nazionale (+1,2%), pari allo 0,7%.

L'indicatore rimarrebbe, dunque, ancora sotto il livello registrato nel 2019. Così, secondo i dati dell'Istituto provinciale di statistica. «Credo che sui dati del Pil altoatesino incidano le basse crescite di Germania ed Austria tradizionali mercati per le merci altoatesine. Poi sui consumi delle famiglie non può non pesare il carovita con prezzi che a seconda delle ricerche sono tra il 25 ed il 30 per cento più alti della media italiana. Per dire che in tempi in cui il costo delle vita è altissimo e non viene compensato da altrettanta crescita dei salari, logico che se prima per colazione compravo pane, burro e marmellata, adesso magari acquisto solo i primi due. Se prima compravo tre nuove paia di scarpe, magari ora ne prendo solo un paio, visti i prezzi. Si fa per dire e questo naturalmente nella media del lavoratore dipendente altoatesino», sottolinea Donatella Califano, segretaria generale della Cisl/Sgb.

Che poi aggiunge: «La ricchezza va redistribuita di più sugli stipendi dei lavoratori». Dal canto suo Stefan Pan torna sull'importanza dell'industria, sottolineando tra il resto che il settore paga i propri dipendenti già ora un 40% in più della media altoatesina. «L'industria genera il 24 per cento del Pil altoatesino, è necessaria una rinascita del settore davanti alle sfide dei prossimi anni: dalla sostenibilità alla digitalizzazione, dai costi dell'energia a quelli per la difesa. E solo le imprese producono ricchezza che poi significa finanziare il sistema sociale», chiude Pan.













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