caccia all’uomo

Preso in Francia l’evaso che si era “radicalizzato”. Indagini della Squadra Mobile di Bolzano

Ricercato per reati collegati alla droga. Mandato di cattura della Procura di Trento (foto Ansa)



TRENTO. Nei suoi confronti risulta un mandato di arresto europeo per reati collegati alla droga emesso su richiesta della Procura di Trento sulla base di indagini espedite dalla Squadra Mobile di Bolzano.

E’ durata quasi in mese la latitanza del marocchino Hassin Kalifi, 40enne evaso l'11 gennaio scorso dal carcere di Avellino: a bloccarlo, domenica a Metz nel nord-est della Francia, è stata la polizia locale che aveva ricevuto informazioni circa la sua presenza nel Paese dalle forze dell'ordine e dalla magistratura italiana. Dopo la fuga, l'attenzione dei sostituti procuratori della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli Gianfranco Scarfò e Enrica Parascandolo, coordinati direttamente dal procuratore Giovanni Melillo, si era subito focalizzata sulla figura di Kalifi non solo perché evaso e condannato, con pena passata in giudicato per traffico di stupefacenti, ma soprattutto perché era stato segnalato come radicalizzato e quindi in contatto con il terrorismo di matrice islamica. Le forze dell'ordine transalpine gli hanno notificato l'arresto subito dopo avere ricevuto un riscontro positivo dalla comparazione tra le sue caratteristiche identificative e le informazioni immagazzinate nella banca dati internazionale dei ricercati.

Al momento non c'è invece nessuna traccia, malgrado le assidue ricerche della Polizia Penitenziaria e dei Carabinieri di Avellino e del Ros, dell'altro evaso, Florin Mocian, 21enne romeno, anche lui fuggito quella notte dall'istituto penitenziario di Avellino. I due riuscirono a scappare dalla cella insieme con un terzo detenuto che si ferì però ad un piede durante la fuga e per questo motivo venne preso dai carabinieri appena dopo l'allarme lanciato dalla Polizia Penitenziaria. L'evasione è avvenuta intorno all'una di notte dell'11 gennaio scorso, attraverso un foro praticato nella cella dove i fuggitivi erano rinchiusi assieme ad una quarta persona che non ha seguito i 3 compagni ed è stato trovato al suo posto dagli agenti. Secondo un piano studiato nei minimi particolari, appena dopo la cosiddetta "conta dei detenuti", grazie ad alcune lenzuola annodate, i tre si sono calati nel piazzale interno ma da qui, dopo aver scavalcato il muro di cinta esterno, solo Kilifi e Mocian sono riusciti a far perdere le loro tracce. Per giorni e giorni circa un centinaio di uomini, tra i quali i militari del reparto dei Cacciatori carabinieri di Puglia specializzati nella caccia ai latitanti e con l'ausilio dei cani molecolari, hanno passato al setaccio i boschi dell'Avellinese ma senza esito. Per fare luce sull'evasione e sulle eventuali responsabilità all'interno del carcere, l'ormai dimissionario capo del Dipartimento della Amministrazione Penitenziaria Bernardo Petralia ha avviato una indagine interna. Si attende ora la richiesta di estradizione da parte del Ministero della Giustizia che, se concessa dalle autorità francesi, consentirà il ritorno nelle carceri italiane del fuggitivo, in passato detenuto in Belgio ma per reati comuni.













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