Open Arms: le tesi della difesa di Salvini
(ANSA) - PALERMO, 09 GEN - La nave della ong Open Arms avrebbe agito di sua iniziativa, al di fuori delle regole sul soccorso in mare, nel tentativo di far entrare in Italia migranti irregolari. Per tale ragione, sin da subito l'Italia le avrebbe vietato l'ingresso nelle acque territoriali. E' la tesi della difesa del leader della Lega Matteo Salvini accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per aver negatol'approdo a Lampedusa alla nave spagnola con a bordo 147 migranti. Oggi a Palermo è cominciata l'udienza preliminare. Per la difesa non spettava all'Italia indicare un "porto sicuro" (POS) ai migranti che erano saliti a bordo della nave Open Arms recuperati in acque libiche e maltesi da una nave battente bandiera spagnola. L'Italia, per i legali, infatti non era né Stato di primo contatto né Stato coordinatore, non avendo mai assunto il coordinamento delle operazioni di soccorso. Inoltre i minori giunti in prossimità delle acque italiane erano stati fatti sbarcare. Altro punto su cui la difesa insiste è che Il comandante della Nave Open Arms ha sempre avuto numerose alternative. Ad esempio, l'1 agosto, dopo il primo trasbordo, era a meno di tre giorni di navigazione dalla Spagna dove si sarebbe potuto dirigere. Perché ha insistito per voler sbarcare in Italia?, si chiede la difesa del senatore La gestione della vicenda, inoltre, avrebbe costituito attuazione della linea di Governo condivisa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dai ministri competenti, secondo quanto concordato nel "Contratto per il governo del cambiamento" sottoscritto dalle forze di maggioranza dell'epoca. Tale linea prevedeva il raggiungimento di un accordo di redistribuzione dei migranti tra gli Stati membri dell'Unione europea come fase essenziale per il successivo sbarco. (ANSA).